I guardiani

Lo specchio di purissimo ghiaccio era ormai alle mie spalle, mentre i miei occhi si arrampicavano su per la magnificenza del castello dalle quattro torri. Tra fitti rami, ne vedevo l’imponente ingresso dai muri d’oro. Si stagliava contro il cielo, che sembrava abbracciarlo di bianco e azzurro. Lo raggiungi con più passi di quanto avevo creduto necessari, tanto che ebbi come la sensazione che indietreggiasse.
Ci ritrovammo l’uno di fronte all’altro, infine, e io fui vitalizzata dalla curiosità. Chi viveva all’interno di quelle splendide mura? Qualcuno che avrebbe saputo spiegarmi perché io mi fossi ritrovata lontana da casa mia?
«Qual è il tuo nome?» – quella voce morbida ma forte mi prese alla sprovvista, ma non mi spaventò.
Chi era il mio interlocutore?
«Il mio nome è Patrizia.» – la mia risposta risuonò tranquilla e attirò l’arrivo di un gatto nero dai verdi occhi.
«Perché sei arrivata fin qui?» – con mio sommo stupore, capii che era dal gatto che la voce proveniva.
«Sto cercando di tornare a casa mia.»
«Questa non è la strada per casa tua, ma potresti capire come tornarci, se resterai il tempo necessario.»
Fu un secondo gatto, sopraggiunto, a darmi quell’indizio.
Vidi ondeggiare un terzo gatto, che con un balzo si accucciò a fianco della scalinata. L’onda della sua coda fece vibrare note d’arpa, le stesse che mi avevano attirata e che diventarono chiave per schiudere l’uscio.
«Entri o no?» mi esortò.
E io non ebbi esitazioni.

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