La stella della vita

Il sole si sparpaglia di barbagli fra le crepe del mare. È il mio appuntamento solitario con il tramonto; lui e io – il mio pagano dio dell’eternità; lui e io – nel magma dell’essenza dei miei pensieri.

Se guardo indietro nei tracciati fluidi della mia memoria, non trovo me senza il desiderio di affondare lo sguardo nel sole ponente, senza l’anelito a un’immersione d’anima e iride.

«È una mia abitudine – rispondo a chi mi chiede perché io lo faccia – un momento per me.»

Chi davvero mi conosce non ha bisogno di chiedere per sapere che è ben altro.

Un rito che si ripete in frammenti di cosmica solitudine, sentire me molecola di un immenso che si perpetua, che si moltiplica, che vivifica. Prima di me e oltre me.

Il cielo spumeggia d’arancione adesso. E ricordo la tua voce, nonno, il tuo solido corpo che si inginocchia accanto al mio – esile di bimba – e solleva la mano nera d’estate infinita. Mi indichi il sole, che infuocato attraversa te, il tuo sorriso dolce, i tuoi occhi d’ambra.

«È la stella della vita, goiuzza mia, gli dobbiamo tutto, sai, tutto quello che abbiamo e che avremo.»

E io ti guardo stupita e poi guardo l’orizzonte, in cerca di qualcosa di simile alla pentola piena di monete d’oro che qualcuno mi ha detto essere, invece, ai piedi di un arcobaleno.

«Ma tu sei un pescatore, nonno! Esci di notte, che a volte manco c’è la luna. Che c’entra il sole con le cose nostre?»

La sento riecheggiare ancora quella mia voce bambina, un po’ scettica, un po’ saputella. E la tua risata amorevole, la tua carezza sulla mia nuca di mogano fiammeggiante, il tuo abbraccio che sa di sale e vento. Non rispondi alla mia presunzione: tu mi conoscevi, nonno, più di chiunque altro, e lo sapevi che non saranno mai le parole a convincermi; solo le esperienze ci riescono, le mie. È successo con te, quando un giorno mai troppo lontano, fu tuo nonno a portarti in spiaggia e a indicarti la stella della nostra vita. A raccontarti di come quel sole si nutra della nostra gratitudine e che allora mai dobbiamo fargliela mancare.

Infatti, oggi sono qui – carezzata dal mare fino alle ginocchia, cullata dal canto della risacca, a dire grazie al nostro sole, nel culmine del suo abbraccio con l’orizzonte. Sembra, poi, solo un balzo di anni – un soffio, un immenso – che io mi inginocchio e sorrido alla bimba che mi osserva e che ha la tua ambra negli occhi.

«Lo sai, Cati, oggi ti racconto una cosa importante… Lo vuoi sentire?»

La mia nipotina annuisce golosa e si lascia ammaliare dalla mia mano che disegna un arco di ponte fra noi e il sole.

«Quella, Cati… quella è la stella della nostra vita, sai?»

«Il sole? Davvero?»

«Sì, Cati, il sole…»

«E che cosa significa?»

«Che gli dobbiamo tutto quello che abbiamo.»

«Oh… perché dà luce e calore?»

Cati capisce molto meglio e molto prima di me, nonno; la adoreresti, sai?

«Sì, tesoro mio, per questo!»

«Oh… certo, zia… E… allora è per questo che siamo qui? Per questo tu vieni in spiaggia ogni tramonto, anche se piove?»

«Proprio così!»

«Ecco! Io lo sapevo che non è vero che è una tua stramberia, come dice mio padre! Glielo devi spiegare, mi sa…»

Allora sorrido e sono certa anche di sentire la tua risata intrecciarsi alle spire morbide del cielo e poi immergersi nei fondali inquieti di un maestrale calante.

«No, Cati, non è una stramberia e nemmeno un’abitudine…»

«E cosa è, allora? Un segreto?»

«Anche… Ma a me piace chiamarla pure tradizione di famiglia…»

«E che significa?»

«Che è una cosa bella, da proteggere, da amare… Una cosa che mio nonno faceva con me perché suo nonno l’aveva fatto con lui e adesso io desidero farlo con te…»

Cati mi guarda, mi scruta, mi capisce. Io l’ho scelta, lasciandomi guidare da una voce interiore, fra gli altri nipoti. Proprio come tu, nonno, hai scelto me.

Ora il sole è un semicerchio che galleggia fra i fumi tiepidi in cui evapora il confine fra cielo e mare. Cati si immerge in un emozionato silenzio e se lo gode. Protende le mani verso la stella della nostra vita e dà in un lungo sospiro.

«Grazie, sole…» sussurra frizzante.

Poi mi guarda ancora e io sento il sollievo: continuerà ancora, non svanirà, questa nostra tradizione di gratitudine. Al sole, alla vita, all’amore. Perché oggi lo so, nonno, che è d’amore che si infuoca la tradizione che tu mi hai donato. E davvero non finirà: Cati e io te lo promettiamo.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.