Ore intense di malinconia potrebbero avvolgere Palermo in una notte di metà luglio. Una notte in cui il silenzio possiederà come fantasma quelle strade in cui per secoli una folla oceanica si è mossa compatta ed emozionata. Mancheranno voci e corpi, mancheranno musica e spettacoli, riti di devozione a cavallo fra folklore e religione. Mancherà il Festino, l’omaggio collettivo e grandioso a Santa Rosalia, di una città che per 395 anni – infallibilmente – lo ha tributato alla sua amata Patrona. Vittima simbolica dell’epidemia da Covid-19, infatti, il Festino non si terrà, per evitare qualsiasi forma di assembramento. O, perlomeno, non si terrà nella forma in cui ogni Palermitano – fedele o no – è abituato da sempre a conoscerlo e anche ad attenderlo. Come sarà, allora, il 396° Festino di Santa Rosalia, in questo disastrato 2020?

Il Festino di Santa Rosalia, dalla peste alla covid-19
Dal giorno in cui se ne gettarono le fondamenta, quasi quattro secoli fa, il Festino di Santa Rosalia è cresciuto in spettacolarità e partecipazione umana. La piccola processione del 1625, quando le reliquie della Santuzza sfilarono contro la peste, è diventata un complesso di emozioni ed azioni – patrimonio immateriale d’Italia. Il maestoso carro – immancabilmente contestato in nostalgica memoria di “quelli di una volta”. Lo spettacolo coreografico per il Cassaro – doverosamente criticato per costi e organizzazione. Il grido del Sindaco ai Quattro Canti di “Viva Palermo e Santa Rosalia” – al quale echeggia il popolo di qualsiasi schieramento. I giochi pirotecnici, culmine atteso e solitamente di concorde gradimento. Immagini topiche, scolpite nella memoria di chi vi ha partecipato almeno una volta. Come la coraggiosa volontà dei Palermitani di immergersi in una folla che presto prenderà possesso dei tuoi movimenti, scalzando la tua volontà. Ma su tutto questo un giorno cala il Coronavirus.