Molti di noi sono abituate a vederle sin da bambini, magari protagoniste delle estati al mare di Sicilia. Altri le hanno qualche volta adocchiate, forse in contesti bizzarri, chiedendosi che cosa fossero. Le Torri costiere di avvistamento sono da secoli lì, antiche di storie e protezione. A lungo hanno difeso la Sicilia dagli approdi agguerriti di nemici e di corsari. Oggi osservano malinconicamente il mare e, forse, sperano di tornare a vitalizzarsi. A loro va il mio omaggio nell’articolo odierno su .it.Palermo!

Silenziose, si stagliano sulla linea di orizzonte che unisce mare e cielo. Familiari all’occhio, eppure poco conosciute. Come scrigni possenti, custodiscono il tesoro di storie secolari. Occhi verso l’infinito moto marino, hanno vegliare e protetto la Sicilia e i suoi abitanti. Sono le torri costiere di avvistamento, che da mezzo millennio costellano il perimetro di Trinacria e raccontano storie di incontri e scontri!
Nel ventre della Torre
È una mattina d’estate siciliana, intensa d’azzurro cielo e verde mare. Correnti di brezza attraversano la calura d’agosto. A picco sulla scogliera, la Torre costiera ombreggia squadrata sul terriccio sconnesso. Un’invisibile linea la lega alle sorelle limitrofe, in perfetta rete. L’ingresso è una stretta apertura rettangolare, nera d’ombra. Un asse malmesso l’ha sempre sprangata, ma il vento della notte l’ha scostato; inesorabile invito, che onoriamo varcando la soglia. Un brivido freddo accoglie il passaggio dal sole siciliano all’ombra del ventre della Torre. Qualche secondo per abituarci, prima che dal buio emergano raggi evanescenti attraverso le fessure nelle pareti. Al primo passo, un frullare d’ali riempie l’aria e sfiora le spalle, facendoci sobbalzare. Quattro piccioni risalgono scocciati verso un’angusta finestrella. Con un sorrisetto di sollievo, accendiamo allora le torce dei cellulari sull’ambiente. È vuoto, cieco, intriso di pulviscolo sabbioso, dall’odore pungente che poco sa di natura e molto di fisiologia umana.