Attraverso i tuoi occhi

Sono lieta di introdurre un “esperimento”: un racconto a due voci scritto con Gianfranco – ispiratore per caso di questo gioco letterario!


Gianfranco

Chissà dove starai andando così di fretta, nel tuo cappotto lungo e nel tuo passo svelto, così sicura di te.

Chissà dove andrai, tutte le mattine, quando passi sotto la mia finestra, una finestra che non hai mai guardato. Tranne una volta, sembrava quasi che il tuo sguardo incrociasse il mio e le mie mani si sono protese su quelle sbarre, lisce e fredde.

Avrei voluto chiamarti, dirti di aspettarmi, ma le mie urla non hanno più voce; ed è per questo che fanno ancora più rumore. Ma se mi avessi conosciuto prima, perché guardandomi adesso non lo diresti mai, ma ero una persona solare, gioiosa, e chi stava con me spesso aveva il sorriso sulle labbra. Tutti. Tutti tranne lei, ormai lei non sorrideva più.

Avrei voluto farti un cenno, ma in fondo per aspettarmi cosa? Le persone come te non prendono nemmeno un caffè con le persone come me e un tuo no sarebbe la pena che non vorrei mai scontare, come se già non bastasse il ricordo di quel sorriso spento.

E allora resto qua, in questa mia prigione che non avrei mai scelto, ma che adesso non avrei più il coraggio di lasciare. E benedico queste sbarre alle quali mi aggrappo, nell’attesa del domani; del tuo cappotto lungo, del tuo passo svelto e di un sorriso che non riavrò più.

Patrizia

Vorrei fondermi e confondermi nelle molecole di vento, per transitare veloce ed invisibile in quest’angolo di mondo. Non è possibile.

Ho cercato tragitti alternativi a questo; beffa del destino, non ve ne sono.

Ho pensato di rinunciare a questo nuovo lavoro, che proprio là mi porta, dinanzi quest’antica fortezza corrosa dal tempo e dai peccati di chi vi è dentro. Non posso permettermelo.

Ho persino provato a compiere questi trenta passi di marciapiede ad occhi chiusi, ma il panico mi ha invasa ingigantendo i fantasmi.

Lei, la fortezza, quella di cui precocemente ho imparato a conoscere gli odori, come fai a spostarla? E allora mi rendo invisibile io in quel frammento di tragitto, corazzata dentro il mio lungo cappotto e il mio rapido passo, nell’aura sicura che ho imparato ad assumere. Talmente bene che ormai è mia, in fondo.

Tutto è andato bene, così, nei giorni passati, ma avete mai fatto i conti senza il destino? È lui che si materializza, prendendo forma in quel vento che non mi nasconde né mi protegge, ma che oggi gioca impertinente con i miei capelli. Ne lambisce una grossa ciocca e mi avvolge in essa, costringendomi a voltare il viso per liberarmi. Ed entra nella mia visuale ormai, quel vecchio maestoso edificio, dentro la mia mente. Cuore in gola, temo di rivederli: lui – mio padre – i suoi occhi rossi di violenza sopra i pugni ancora contratti; lei – mia madre – i suoi occhi bagnati di rassegnazione sopra l’ultimo livido. Invece no, è un altro lo sguardo che mi arriva addosso, dritto nel mio, e che trattiene i miei passi. Un altro uomo, un’altra anima. Le sue mani sembrano potersi protendere verso di me attraverso le barre; è un’allucinazione? Credo persino di poter sentire la sua voce, attraverso il silenzio umano, sopra i rumori del traffico. Come se volesse dirmi “guardami, guardami davvero”.

Un brivido mi avvolge, forse il vento – non so. Riprendo il passo, ho il cuore in gola, ma non è il panico. Mi sento leggera e lascio che i capelli litighino con il vento. La vita cambia, sai? Accade, da un momento all’altro. E forse domani passerò con passo lento su quel tratto di marciapiede. Forse domani mi farò il dono di offrire un sorriso ad uno sguardo d’uomo.

Forse; ma è già tanto crederlo possibile.

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©Giasostanco

“Attraverso i tuoi occhi” – Racconto di ©Ljus av Balarm e ©Gianfranco

4 Comments

  1. Esperimento riuscito, direi! Siete riusciti a riprodurre le due prospettive del maschile e del femminile, nelle loro differenze narrarive e di vissuto.

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